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Giovanni Verga

GIOVANNI VERGA

 

Giovanni Verga è un autore chiave della letteratura italiana per capire il passaggio dall'ottocento al novecento. La ricerca linguistica operata dallo scrittore è da considerarsi unica, per impatto e complessità all'interno del panorama letterario italiano del momento.

Giovanni Verga nasce a Catania nel 1840, viene educato in ambienti cattolici e studia giurisprudenza nell'università della sua città. Si interessa subito alla letteratura e, ancora studente, scrive i primi racconti. Entra in contatto con alcuni intellettuali fiorentini e nel 1861 si trasferisce a Firenze, dove rimarrà fino al 1871, anno in cui partirà per Milano.

Quella di Verga è una ricerca espressiva che non ha precedenti e che ha pieno sviluppo proprio durante il soggiorno milanese quando lo scrittore entra in contatto con esponenti della scapigliatura.

Verga, comunque, non prende dalla scuola milanese gli elementi macabri e fantastici, ma gli elementi linguistici che inseriscono nella struttura della pagina cadenze del parlato, lemmi dialettali.

 

Altra grande influenza è operata sull'opera dello scrittore siciliano dalla letteratura francese, in particolare dal verismo che mette per la prima volta il letterato a contatto con la realtà in tutti i suoi aspetti, a partire proprio da quelli più duri e sgradevoli. L'intenzione è quella di mettere in contatto quotidianità e letteratura in modo che l'opera sembra essersi fatta da sé senza serbare contatto alcuno col suo autore.

Verga osserva l'evoluzione della società, il cambio degli assetti, l'innovazione strutturale della nazione causata delle modificazioni economiche e industriali, ma lo fa prediligendo un punto di vista che parta dal basso, che consideri soprattutto i deboli, quelli che restano per via.

Nel 1881 esce I Malavoglia, capolavoro dello scrittore, saga che vede al centro una famiglia di pescatori siciliani e gli sfortunati tentativi di un riscatto sociale.

 

 

Del 1884 è Cavalleria Rusticana, cronaca di faide e vendette sempre ambientata in Sicilia, mentre nel 1896 esce La Lupa, cruda storia d'amore che vede protagonista una delle più singolari e fosche protagoniste femminili della letteratura italiana. Verga muore a Catania nel 1922.

Giovanni Verga ebbe un rapporto intenso con il cinema, scrivendo soggetti, elaborando didascalie, fornendo idee. Lo scrittore, però, considerava il cinema arte di secondo piano, espressione di lega bassa, e vedeva nel grande schermo solamente una fonte di rapido e facile guadagno. Celebri sono le lettere indirizzate al produttore e regista napoletano Nino Martoglio, in cui Verga, sempre a corto di denaro, chiede di scrivere una storia qualsiasi a patto che il suo nome non compaia mai. E' per questo che non è facile rintracciare il suo diretto coinvolgimento in un'opera.

 

Il cinema italiano ha spesso preso ispirazione dall'opera di Verga, a partire da Luchino Visconti che gira La terra trema (1948), uno dei capolavori del neorealismo ispirato a I Malavoglia, ambientato tra i pescatori siciliani, opera di potentissimo impatto che sconfina continuamente nel documentario etnografico. Viene girato con attori non professionisti, che si esprimono in uno strettissimo dialetto tanto da costringere la produzione a far uscire copie del film doppiate e, quindi, più accessibile al grande pubblico.

Nel 1953 Alberto Lattuada gira La Lupa trasportando l'azione dalla Sicilia del secolo scorso, a Matera negli anni cinquanta. Il film, interpretato dall'attrice algerina Kerima, è forse l'adattamento più fedele allo spirito verghiano. Se Visconti era troppo impegnato a perseguire l'estetica neorealista, Lattuada si concentra sui sentimenti, sui rapporti violenti e un pò malati di una figlia e di una madre, la Lupa appunto, innamorata del genero, che finiranno in tragedia con il suicidio della protagonista.

 

Franco Zeffirelli si ispira a Storia di una capinera per l'omonimo film del 1994, ma il regista fraintende completamente il romanzo privandolo di ogni implicazione storica e sociale, battendo solo la strada dell'amore sfortunato e tragico a uso esclusivo del popolo delle telenovelas.

L'ultimo adattamento verghiano è del 1996, una nuova versione de La Lupa diretta da Gabriele Lavia che può permettersi, grazie ai tempi, una libertà totale nel ritratto della protagonista, l'attrice Monica Guerritore, sempre sull'orlo dell'eccesso, ma che ha proprio nella scelta esclusivamente sensuale il suo limite.

 

 

 

 

Casa museo Giovanni Verga

 

Monumento nazionale dal 1940, Casa Verga è oggi museo regionale. Superato il portone d'ingresso, una scala di marmo conduce all'appartamento dello scrittore, sito al secondo piano dell'edificio di via Sant'Anna ( il primo piano è occupato dai 4000 volumi della biblioteca di Federico De Roberto). Quattro bacheche espongono riproduzioni dei manoscritti verghiani (gli originali sono custoditi presso la Biblioteca Universitaria Regionale di Catania). Su una parete è esposta una pergamena decorata da Alessandro Abate, regalata a Verga dai soci dell'Unione in occasione del suo ottantesimo compleanno. In un angolo si trova il busto di Verga, opera dello scultore Bruno. Nella biblioteca sei librerie custodiscono i 2500 volumi che erano di proprietà dello scrittore. Sulle pareti della camera da letto si trovano due ritratti ad opera di Michele Grita.