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Arte in Sicilia attraverso i secoli

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L'ARTE IN SICILIA

 

 Fin dalla preistoria, ogni epoca ha lasciato tracce della sua civiltà con edifici ed opere d'arte che sono riusciti a volte a sfuggire alle distruzioni naturali ed al vandalismo.

 

L'ARTE DELLA PREISTORIA

 Le prime testimonianze della presenza dell'uomo in Sicilia risalgono al paleolitico superiore con i disegni della Grotta del Genovese a Levanzo e quelli dell'Addaura, vicino Palermo. La civiltà neolitica ha lasciato numerose tracce nelle isole Eolie e a Megara Hyblaea. Si possono vedere, vestigia delle diverse età del bronzo nel promontorio del Milazzo a Panarea, a Castelluccio vicino Noto e nella necropoli di Pantalica.

 

L'ARTE GRECA

 L'arte Greca ha trovato in Sicilia un terreno particolarmente fertile ed alcune forme vi hanno raggiunto la pienezza. Nel corso del VI e V S. a.c., Siracusa, Gela, Selinunte e Agrigento fanno costruire templi nel più puro stile dorico, eccellenti soprattutto per l'armonia delle proporzioni e la ricchezza delle loro decorazioni. I tiranni, volendo abbagliare il mondo, non esitano a lanciarsi nelle costruzioni colossali come quelle del Tempio di Giove Olimpico ad Agrigento e del Tempio G a Selinunte. Le quattro serie di mètope provenienti da quest'ultimo, conservate nel museo nazionale di Palermo, ci mostrano il passaggio dalle forme arcaiche, sommarie e rigide, alle forme elastiche di una perfetta maestria plastica. Notiamo la stessa evoluzione nell'arte della terracotta e nelle monete la cui esecuzione, specialmente a Siracusa, ha raggiunto tra il V e il III S. a.c. un elevato grado di perfezione. I templi siciliani appartengono all'ordine dorico che obbedisce a regole molto rigorose. Essi comportano uno stilòbate, la base dell'edificio. Ogni colonna striata da venti scanalature, culmina in un capitello geometrico. L'architrave è la trave che poggia sui capitelli. Essa è sormontata dal fregio composto di mètope (scolpite o mute) separate da pannelli ornati da tre scanalature. Il frontone che assume la forma di un triangolo, per la pendenza del tetto, si eleva su una cornice. Distinguiamo diversi tipi di templi secondo l'area del colonnato: In Antis: con due sole colonne sulla facciata. Pròstilo: con un portico di colonne su una sola facciata. Anfipròstilo: con colonne sulle due facciate. Periptero: con colonne sui quattro lati. Quasi tutti i templi della Sicilia sono dei peripteri esàstili, cioè hanno sei colonne su ciascuna facciata. Oltre ai templi, bisogna menzionare i teatri, come quello di Siracusa, uno dei più grandi del mondo greco ed altri edifici, come il castello di Eurialo, sempre a Siracusa, che è senz'altro la più ambiziosa costruzione fortificata del mondo antico. I monumenti greci più interessanti e meglio conservati sono tuttora visitabili ad Agrigento, Palazzolo Acreide, Segesta, Sellnunte eSiracusa.

 

L'ARTE ROMANA

 Le vestigia dell'architettura romana non sono numerose. Non rimane che l'anfiteatro di Siracusa, lo splendido teatro di Taormina e la Villa di Piazza Armerina il cui pavimento a mosaico costituisce un insieme di grandezza e di bellezza senza precedenti. Il teatro di Catania e la Naumachia di Taormina risalgono anch'essi all'epoca romana ma questi monumenti, appaiono molto provati dalle insidie del tempo.

 

L'ARTE DELLA SICILIA CRISTIANA E BIZANTINA

 Le prime testimonianze dell'arte cristiana appaiono nelle catacombe, principalmente in quelle di Siracusa (II e IV S) che conservano tracce di decorazioni pittoriche. Nel corso dei secoli seguenti, i templi sono stati, talvolta, trasformati in chiese come, per esempio, il Tempio della Concordia ad Agrigento e quello di Atena a Siracusa. I Bizantini importeranno l'arte del mosaico che sarà sfruttata in maniera felicissima dagli artisti sotto il regno dei Normanni (Cappella Palatina di Palermo, Duomo di Monreale e Cattedrale di Cefalù).

 

L'ARTE ARABA E NORMANNA

 Quando conquistarono la Sicilia, gli Arabi erano padroni del Sud della Spagna da più di un secolo ed avevano fatto di Cordova, la loro capitale andalusa, una città fastosa che rivaleggiava con Bagdad (M. Andrieux). Essi introdussero nell'isola nuovi metodi di costruzione e di decorazione che avrebbero permesso la nascita di autentici capolavori: palazzi, moschee, fontane e giardini. Purtroppo, quasi tutte le testimonianze di quest'epoca fiorente sono scomparse o ci sono giunte sfigurate. Infatti, fin dal loro arrivo, i Normanni si approprieranno, ingrandiranno o trasformeranno in maniera diversa questi edifici arabi, in modo che sarà, in seguito, molto difficile distinguere l'apporto degli uni o degli altri. I Normanni, sedotti dalla perfezione dell'architettura musulmana, in perfetta armonia con il paesaggio siciliano, perpetueranno quest'arte adattandola tuttavia alle loro esigenze religiose. Questa coesistenza degli stili arabo, bizantino e normanno darà vita ad un'arte eclettica. (I re normanni, volendo rivaleggiare con i Basilei di Bisanzio, si circonderanno di artisti di origini diverse, chiamando anche architetti greci e arabi per costruire e decorare i loro monumenti). Anche quando questi principi normanni edificano chiese più severe, meglio rispondenti ai canoni di Roma, non possono disfarsi del tutto della influenza araba, giocando con i colori della pietra o collocando presso una moschea un campanile, a costo di coprirlo con una cupola la cui forma ricorda il cappello rotondo degli eunuchi (5. Cataldo e S. Giovanni degli Eremiti). Il Duomo di Cefalù, che è probabilmente la più romana delle chiese siciliane, comporta ancora numerosi elementi orientali: archi arabi e rivestimenti di mosaici su fondo d'oro. Per i loro palazzi, i normanni cederanno completamente all'influenza musulmana (Palazzo della Zisa e della Cuba a Palermo). In effetti tutti i monumenti di quest'epoca riflettono in pieno lo spirito della corte di Palermo, autentica torre di Babele dove si parla francese, greco, arabo, latino e siciliano. Quest'arte senza frontiere darà vita alla "civiltà più originale, più raffinata, più affascinante che abbia potuto creare il medioevo" (G. Diehl; Palermo e Siracusa). I principali monumenti normanni di Palermo sono: il Ponte Ammiragilo, le chiese di S. Giovanni dei Lebbrosi, la Magione, la Martorana, 5. Cataldo, il Duomo, S. Giovanni degll Eremiti la Cappella Palatina nel Palazzo dei Normanni. L'itinerario del ricordo normanno passa da Monreale (Duomo e Chiostro), Castelve frano (S. Trinità di Delia), Mazara del Vallo (S. Nicolò Regale e il Duomo), Sciacca (S. Nicolò La Latina), Caltanissetta (S. Spirito), Catania (Duomo), Paternò (Castello), Adrano (Castello), Forza d'Agro (S. Pietro e Paolo), Messina (S. Annunziata dei Catalani, il Duomo e la Badiazza), Frazzano (S. Filippo Fragalà) e Cefalù (Duomo).

 

L'ARTE DAL XIII AL XVI SECOLO

 Nel XIII e nel XIV secolo l'arte subisce l'influenza del gotico nordico importato dalla Francia. Questa influenza si fa sentire in particolare, nei castelli di Siracusa (Castello di Maniace), di Catania (Castello Ursino) e in alcuni palazzi costruiti da famiglie feudali, specialmente dai Chiaramonte, come i palazzi Sdafani e Steri a Palermo. Nel corso del XV 5. l'occupazione spagnola favorisce l'arte gotico-catalana di cui si trovano nell'isola alcuni esempi come il portico del Duomo di Palermo oi palazzi 5. Stefano e Corvaia. Verso la fine di questo secolo a Palermo, l'architetto Matteo Carnalivari disegna i progetti di S. Maria della Catena e dei Palazzi Abatellis e Aiutamicristo, secondo i canoni di quest'arte gotico-catalana, con uno stile elaborato. A quest'epoca risale il famoso affresco del Trionfo della Morte proveniente dal Palazzo Sdafani e conservato nella Galleria Nazionale di Sicilia. A quel tempo viveva Antonello da Messina (1430-1479), il più celebre pittore siciliano che, formato dai suoi rapporti con l'arte fiamminga e veneziana, costruì un mondo fatto di perfezione nelle forme e di luminosità nei colori. La sua Annunciazione e i suoi tre ritratti di Santi, conservati nella galleria nazionale, figurano tra le opere principali della pittura del XV secolo. Egli è stato il primo a fondere la cultura artistica siciliana con quella italiana la cui unione si consoliderà con l'arrivo in Sicilia di numerosi artisti della penisola. Lo stile del Primo Rinascimentoè introdotto dagli scultori Francesco Laurana (1458-1500) e Domenico Gagini (1420-1492). Quest'ultimo sarà il capostipite d'una famiglia di scultori che popolerà con sue opere quasi tutte le chiese dell'isola. Non si contano meno di dieci Gagini nella genealogia di questa sorprendente famiglia di artisti di cui il più celebre, dopo Domenico, sarà suo figlio Antonello.

 

L'ARTE BAROCCA

 Questa arte, sorta dalla Controriforma, ha trovato in Sicilia la sua terra d'elezione. Nel giro di alcuni anni, l'isola sarà presa da un vero entusiasmo per questo nuovo stile importato dagli spagnoli. L'esuberanza delle forme e il gusto dello scenario lussureggiante ispireranno gli artisti siciliani. Gli edifici barocchi più caratteristici di Palermo sono probabilmente: S. Caterina, S. Giuseppe dei Teatini Casa Professa. Ma queste chiese assomigliano più a sale da ballo che a santuari. Non vi sono che colonne a spirale, incastri di marmi preziosi, dorature, merletti di stucchi e statue che sembrano recitare una commedia. Per essere alla moda, le famiglie nobili fanno costruire oratori e affidano all'immaginazione degli artisti la cura di fare mostra della loro magnificienza. Uno dei più celebri scultori di quest'epoca fu G. Serpotta (1656-1732), artista completo dal momento che era anche musicista. Questo "figlio di Palermo", soprannominato il Watteau della scultura, ha lasciato numerose opere che si possono vedere principalmente a S. Lorenzo e S. Domenico di Palermo. Questo movimento barocco ha coinciso con la necessità di ricostruire città come Catania, Noto e Ragusa, distrutte dai sismi dell 669 e dell 693. È a Notoche l'arte barocca appare in tutto il suo vigore. La sua architettura è così omogenea che si sarebbe tentati di credere che essa sia scaturita dall'immaginazione di un solo uomo. In effetti, Noto ha avuto la fortuna di annoverare fra i suoi figli Rosario Gagilardi, uno dei più grandi architetti del tempo. Mettendo a frutto gli insegnamenti dei suoi predecessori e la posizione eccezionale che gli era stata offerta, egli concepì la sua città come un autentico scenario d'opera. Bisogna citare anche i fratelli AmatoG. B. Vaccarini a cui si deve, in gran parte, la ricostruzione di Catania. Fin dall'inizio del XVII secolo, il passaggio in Sicilia di due grandi pittori come il Caravaggio e Van Dyck, dà un impulso nuovo alla pittura. Essa troverà la sua espressione più notevole nelle opere di Pietro Novelli (1603-1647), Mario Rossi e Vito D'Anna (1720-1769), che, insieme a Borremans, proveniente da Anversa, orneranno di affreschi e pitture, conventi, chiese e palazzi.