Itinerario archeologico in provincia di
Caltanissetta
La provincia di Caltanissetta si presenta per la sua configurazione geografica e per lo splendore
paesaggistico del suo territorio come uno degli luoghi più belli della Sicilia. Ovviamente concorrono a rendere qui estremamente piacevole un soggiorno turistico anche la storia, l’archeologia, i
monumenti di rilevante suggestione, a cominciare dal capoluogo, denominato dagli Arabi durante la loro permanenza in Sicilia “Kalàt-el Nah’is”, che in lingua italiana suona “Castello delle
Donne”. Le diverse dominazioni, che si avvicendarono nei nei secoli e nei millenni nell’Isola, tennero sempre in gran conto Caltanissetta, capoluogo oggi ricco di attività agricole e
imprenditoriali, contraddistinte queste ultime, in passato, dalle vecchie cave di estrazione di zolfo.
Il ricco patrimonio geo-minerario, noto ovunque anche per i durissimi sacrifici e per le proibitive
e disumane condizioni di lavoro cui furono assoggettati per circa duecento anni gli addetti alle attività estrattive, favorì comunque, nel bene e nel male, la crescita e lo sviluppo di una
società nobiliare prima e borghese dopo determinando, nelle mani di poche famiglie, l’accumulo di ingenti ricchezze. Un mestiere che assicurava un pezzo di pane a tante famiglie appartenenti ai
ceti sociali meno privilegiati anche nei territori limitrofi delle attuali province di Agrigento e di Enna, dove egualmente si praticava l’estrazione del ricercato
minerale.
Il brano di una novella di Luigi Pirandello, “Ciàula scopre la luna”, ci fa conoscere da vicino cosa
accadeva dentro le solfatare. È la storia di un ragazzo ritardato mentale, costretto dalla povertà a vivere la vita dolorosa della miniera. «Se non fosse stato per la stanchezza e per il bisogno
del sonno, lavorare anche di notte non sarebbe stato niente, perché laggiù, tanto, era sempre notte lo stesso. Ma questo per zi’ Scarda. Per Ciaula no. Ciaula, con la lumierina a olio nella
rimboccatura del sacco su la fronte, e schiacciata la nuca sotto il carico, andava su e giù per la lubrica scala sotterranea, erta, a scalini rotti, e su su, affievolendo a mano a mano, col fiato
mozzo quel suo crocchiare a ogni scalino, quasi in un gemito di strozzato, rivedeva a ogni salita la luce del sole. Dapprima ne rimaneva abbagliato; poi col respiro che traeva nel liberarsi del
carico, gli aspetti noti delle cose circostanti gli balzavano davanti; restava, ancora ansimante, a guardarli un poco e, senza che n’avesse chiara coscienza, se ne sentiva confortare. Cosa
strana; della tenebra fangosa delle profonde caverne, ove dietro ogni svolto stava in agguato la morte, Ciaula non aveva paura; né paura delle ombre mostruose, che qualche lanterna suscitava a
sbalzi lungo le gallerie, né del subito guizzare di qualche riflesso rossastro qua e là in una pozza, in uno stagno d’acqua sulfurea: sapeva sempre dov’era; toccava con la mano in cerca di
sostegno le viscere della montagna: e ci stava cieco e sicuro».
Il turista, che voglia dedicare uno spazio alla storia del territorio e alla sua archeologia
industriale, non deve trascurare un sopralluogo al “Museo della Solfara” che, oltre agli attrezzi che venivano un tempo utilizzati per l’estrazione dello zolfo, offre all’attenzione del
visitatore la ricostruzione in miniatura dello spaccato di una antica miniera.
Ma, allontanandoci dalle tenebre di angosciose e pur sentite memorie, avviamoci alla serena
contemplazione del cielo luminoso di Caltanissetta. A tutelare la memoria del glorioso passato di questa nobile città troviamo il Castello di Pietrarossa; esso innalza i propri maestosi ruderi
attorno alle più recenti costruzioni che connotano il tessuto connettivo del centro urbano.
In piazza Garibaldi, dominata dalla monumentale fontana del Tripisciano con una scultura bronzea
raffigurante un cavallo domato da un tritone ed insidiato da due mostri marini, accediamo alla Cattedrale di Santa Maria la Nova, dalla tipica volta a botte: in essa la facciata, risalente al XIX
secolo, si appoggia su una struttura di tre secoli addietro. Un pittore fiammingo, il Borremans, ha dipinto qui alcuni dei suoi affreschi più belli. Dopo una sosta a Palazzo Moncada, già sede
barocca del Tribunale, proseguendo nel circuito prescelto, facciamo una puntata al Teatro Regina Margherita, autentico gioiello sapientemente restaurato e perciò restituito al fasto di un
tempo.
A dieci chilometri dal capoluogo merita una sosta il sito archeologico di Sabucina con l’antiquarium
di reperti indigeni, greci e romani, provenienti dalla ricca necropoli. A Sabucina è custodito il famoso tempietto fittile del VI secolo a. C., proveniente dal noto
Sacello.
Su una collina dell’altezza di circa 700 metri troviamo Marianopoli con la storica località di
Mytistraton, da cui provengono alcuni tra i gioielli più preziosi della Sicilia antica. Le necropoli di Vallescura hanno dischiuso i propri tesori all’ammirazione dei nostri
contemporanei.
Mussomeli, negli anni Cinquanta del secolo scorso sede privilegiata di una agricoltura dotata di
straordinari mezzi di produzione, presenta oggi il suo volto più accattivante per gli innumerevoli restauri di cui continuano ad essere oggetto quasi tutti i suoi edifici.
Le tombe rupestri a forno di Bonpensiere, retaggio del secondo millennio prima di Cristo,
rappresentano una pagina essenziale di archeologia preistorica. Mazzarino (l’antica Maktorion) è una tappa da non trascurare per l’eccezionale numero di manufatti ritrovati in varie campagne di
scavo e sistemati in un apposito antiquarium.
Ed infine, tra i tanti centri che per ragioni di brevità siamo costretti a trascuriamo in questa
sede, c’è la greca Gela, che prende nome dall’omonimo fiume, ricordato da Virgilio nel terzo libro dell’Eneide. Sulla sua acropoli si ergevano i templi di Minerva, la divinità protettrice dei
sicelioti qui insediati. Da non trascurare poi l’opportunità di effettuare una accurata visita nel Museo Archeologico, già riordinato con amore e competenza da una delle più illustri personalità
della scienza archeologica in Sicilia, la prof.ssa Rosalba Panvini. Celeberrimo il grandioso impianto termale, riportato alla luce cinquanta anni fa. Per la sua storia, che ha lasciato così
significative testimonianze nel territorio, Gela costituisce uno dei centri più ricercati del turismo culturale.