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TRIDICINU

TRIDICINU (1)
Si cunta e si boncunta(2) che in un paesino siciliano viveva una famiglia molto povera.
Il papà era un onesto lavoratore che cercava di impegnarsi per  mantenere i suoi cari ma senza grande successo.
La  mamma sapeva fare di tutto: pulire, cucinare, impastare il pane, raccogliere le verdure commestibili, tagliare e cucire i vestiti…ma avevano una famiglia troppo numerosa e il tempo e i soldi non bastavano mai.
La coppia infatti aveva messo al mondo quasi un bambino all'anno ed ora avevano 13 figli di cui l’ultimo si chiamava proprio Tridicinu.
I bambini erano tutti belli, sani, educati, ma per sfamarli la mamma doveva usare un pentolone fuori misura e per vestirli comprava intere pezze di stoffa al mercatino del sabato. 
Insomma le spese non finivano mai ed il lavoro spesso mancava o non era sufficiente.
Un brutto giorno il padrone disse al papà che la sua bottega andava male e quindi non poteva  più permettersi un aiutante. 
Il poveretto tornò a casa quasi piangendo ma non voleva rattristare i ragazzi e con loro cercava di essere sempre sereno e tranquillo. 
Con la moglie invece si sfogava e insieme cercavano di trovare una soluzione Così, una sera, decisero che la Domenica seguente avrebbero portato i bambini a fare un pic nic nel bosco e poi li avrebbero abbandonati là. 
Il bosco era abbastanza vicino al palazzo del re, e spesso principi, principesse e cavalieri andavano tra i suoi alberi a passeggiare o a caccia e, incontrando i loro bambini. si sarebbero  sicuramente inteneriti e li avrebbero presi con sé dando loro una vita ed una educazione migliore di quella che avrebbero potuto dare loro stessi.
Tridicinu che era molto sveglio e furbo, aveva capito che c’era qualche problema e si era nascosto per ascoltare i discorsi dei genitori. e, senza dire niente a nessuno, aveva cercato di risolvere il problema: si era riempito le tasche di ciottoli e pietrine bianche che , in una gita a mere, aveva raccolto sulla spiaggia, E poi era andato a letto dove già dormivano i fratellini.
Il giorno dopo era una bellissima giornata di sole, I genitori comunicarono ai ragazzi la loro intenzione di fare una bella gita. La mamma aveva preparato dei miseri panini con quel poco che c’era in casa, papà aveva preso l’acqua …e via per i sentieri tortuosi del bosco…i ragazzi cantavano allegramente ma i genitori erano molto seri e silenziosi…e Tridicinu di tanto in tanto lasciava cadere per terra uno dei suoi ciottoli, pregando tra sé che bastassero.
Finalmente arrivarono in una radura, i bambini avevano una gran fame e divorarono tutto, bevvero a volontà e si sdraiarono sotto gli alberi e si addormentarono.
A quel punto i genitori li guardarono con le larcrime agli occhi e tornarono indietro senza farsi sentire.
Il risveglio non fu dei più festosi: era già sera e  i ragazzi cercarono inutilmente i loro cari e non trovandoli, si spaventarono. Tridicinu allora li calmò, spiegò loro cosa era accaduto e disse che se si fossero fidati di lui, la mattina seguente li avrebbe riportati a casa. 
Per quella notte avrebbero dormito sugli alberi, per difendersi dagli animali del bosco.
Intanto anche i genitori si erano pentiti di quello che avevano fatto e piangendo, avevano deciso che la mattina seguente sarebbero tornati nel bosco a riprendersi i figliuoli.
La mattina dopo, di buonora ,Tridicinu svegliò i fratelli. e tutti insieme, si misero in cammino, cercando attentamente i ciottoli di mare bianchi che aveva lasciato cadere il giorno prima, Così, dopo qualche ora di cammino, si ritrovarono senza difficoltà ai margini del bosco dove s’incontrarono con i genitori, che stavano andando a cercarli. 
Tutti si abbracciarono e baciarono e giurarono che non si sarebbero separatii mai più…
Ma i buoni propositi degli uomini sono fragili come le nuvole del cielo….e così , qualche mese dopo La situazione finanziaria della famiglia peggiorò nuovamente e Tridicinu si rese conto che i suoi genitori avevano deciso di nuovo di affidarli alla sorte. Questa volta  ,però, non riuscì a trovare ciottoli o altri oggetti da portare con sé per segnare la strada, e dovette accontentarsi di mettere in tasca dei pezzetti di pane raffermo.
L’indomani, come da copione, passeggiata nel bosco. pic nic, sonnellino sotto gli alberi e…fuga dei genitori….
Stavolta i bambini non piansero, non si terrorizzarono, ma si rivolsero aTridicinu certi che avrebbe risolto il problema.
Ma il ragazzo stavolta fu meno fortunato, aveva lasciato cadere per tutta la strada dei pezzettini di pane raffermo, ma gli uccellini e le formiche li avevano divorati!, ed ora non c’era nulla che potesse indicare loro la strada.
I ragazzi si guardarono intorno molto preoccupati: non c’era nulla che indicasse loro la direzione da prendere, solo alberi, alberi e alberi….in fondo una piccola altura, una specie di collinetta…”Ecco” disse Tridicinu “da lassù si vedranno tutti i dintorni e potremo capire da che parte si trova casa nostra.
Cammina,,, cammina…cammina…non si arrivava mai e nel frattempo stava calando la notte, alcuni dei bambini avevano cominciato a piagnucolare quando Tridicinu gridò: ”Una luce! lì a destra c’è una luce ! Sicuramente ci sarà una casa, chiederemo ospitalità ai padroni!” I ragazzi rincuorati si diressero verso la luce: si trattava realmente di una casa, la raggiunsero pieni di speranza e bussarono.
Aprì un uomo grande e brutto che appena li vide ne afferrò un paio cercando di mangiarli: era lu Vecchiu Dragu(3)! I bambini si misero ad urlare, ma inutilmente, nella casa non c’era nessun altro che potesse aiutarli…allora Tridicinu cercò di farsi ascoltare dal mostro : “Un momento signor Vecchiu Dragu, voi siete grande e potente ma noi siamo piccoli e magri e sicuramente non riuscirete a saziarvi mangiandoci adesso…teneteci un po con voi, fateci mangiare delle cose nutrienti …ci mangerete dopo, quando saremo diventati grassi e morbidi come piace a voi!”… E tanto fece e tanto disse che il brutto orco si lasciò convincere e decise di tenerli con sé per ingrassarli.
I bambini quella sera cenarono col Vecchiu Dragu che aveva appena sfornato il suo cibo: un intero vitellino da latte.Poi, subito a nanna,
Dal l letto i fratellini sentivano il loro carceriere  che continuava a mangiare, e bere,  sputando ed eruttando rumorosamente,  poi sentirono il rumore suoi passi verso la camera da letto , poi  piano piano il silenzio, il respiro da sonno e infine un russare continuo che faceva quasi tramare la casa.
A questo punto Tridicinu chiamò i fratellini: ” Perfetto, dorme, possiamo scappare, mi raccomando dritti verso la collinetta, di là potremo vedere la strada giusta per tornare a casa. Se vi sentite inseguiti, o dispersi, non giratevi indietro, non aspettatevi, ognuno pensi a sé stesso, sempre dritti, la collinetta è l’unica via di salvezza”
Aprì la porta, i fratelli uscirono , ma, mentre Tridicinu stava chiudendosi la porta dietro , si sentì un minimo cigolio, lu VecchiuDragu si svegliò e fece in tempo ad afferrare il ragazzo ed a richiudere la porta con un calcio…gli altri se ne fuggirono come concordato.
“Ah, urlò il Vecchiu Dragu, mi volevi ingannare eh? Ora a te ci penso io, seguirò il tuo consiglio, ti farò ingrassare, ma dove e come voglio io!”
E così lo chiuse in una cassapanca,ne inchiodò il coperchio, vi fece due buchi, per l’aria e per il cibo e decise di sottoporlo ad una supernutrizione a base di passula e ficu.(4)
 Ogni giorno gli chiedeva di inserire il dito in un buco per vedere se si era ingrassato abbastanza. Ma Tridicinu aveva trovato dentro la sua prigione una codina di topo e la mostrava al posto dl dito con grande delusione e rabbia del Vecchiu Dragu. Un brutto giorno,però, il gatto di casa, convinto che si trattasse di un topo intero, afferrò al volo e mangiò la codina e Tridicinu dovette mostrare il suo vero dito che si era fatto grasso come un salsicciotto. 
“Ah , urlò il Vecchiu Dragu, mi volevi imbrogliare! ora la tua ora è suonata, domani ti cucinerò nel mio forno!”
Il giorno dopo ,come promesso il Vecchiu Dragu schiodò la cassa dove aveva chiuso Tridicinu, che ne uscì bello , florido e sorridente e apparentemente disponibile. 
Il Vecchiu Dragu gli chiese di  fare n’apocu di stiddruzzi pi famiari(5) e lui tagliò e segò alla perfezione un grosso ramo secco, portò i pezzi accanto al forno, raccolse i resti della cenere e aiutò il Vecchiu Dragu a famiari….ad un certo punto, quando il forno era ben caldo, Tridicinu si fermò di soprassalto con espressione stravolta e gridò:” Fermu…fermu… ma chi  c’ è?” (6) e si avvicinò a   guardare dentro il forno.      Il Vecchju Dragu  rimase meravigliato chiedendosi cosa dovesse guardare… e il ragazzo eccitatissimo continuò: ”Dentro…a destra…in basso…più giù…più giù…quella cosa nera!!!…”
Il Vecchiu Dragu trascinato da quella foga, si avvicinò al forno,…si abbassò… fino a sfiorarne con la faccia la vucca (7)…A questo punto, il ragazzo, con un colpo secco, lo spinse dentro e chiuse con la pesantebalata(8) che si poteva aprire solo dall’esterno.
“Giustizia è fatta“ esclamò Tridicinu , si avvicinò al letto del Vecchiu Dragu, sbottonò il materasso e ne tirò fuori tutti i soldi ed i tesori che il mostro aveva rubato e nascosto lì.
”Mio padre non avrà più bisogno di lavorare” pensò il ragazzo.
Mise tutto in un sacco e si avviò verso la collinetta da cui individuò facilmente la strada da seguire per tornare a casa… 
Ma prima di arrivare si fermò a comprare dolci e vino, per festeggiare con la sua famiglia…e arristaru felici e cuntenti e natri cca ca unn’avemu nenti.(9)
 
 
NOTE
1 – Tredicino, 2 – E’’ il modo classico in cui iniziano le fiabe siciliane: si racconta …. 3 –  Il vecchio drago, cioè l’orco- 4 – Uva passa e fichi secchi.
5 – Un po’ di pezzi di legna da ardere per accendere il forno. 6 – Fermo, fermo, ma cos’è? 7 –  La bocca del forno. 8 – La chiusura del forno. 9 – “E rimasero felici e contenti, e noi qua che non abbiamo niente” E’ la tipica frase  di chiusura delle fiabe siciliane.