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...E vui durmiti ancora!

 

da Wikipedia


...E vui durmiti ancora! è il titolo di una poesia siciliana scritta da Giovanni Formisano nel 1910 e musicata da Gaetano Emanuel Calì. La prima incisione del brano musicale (detto mattutina, che così si distingue dalla notturna, la serenata serale) è del 1927.

Nel 1910 il Calì ebbe modo di leggere i versi del suo concittadino, mentre era di ritorno da un viaggio di lavoro a Malta. La bellezza del testo lo colpì al punto che nella sola durata del viaggio - una notte - ne compose spinto dall'ispirazione lo spartito per musicarlo. Tuttavia la versione musicata rimase solo un progetto personale e dovette attendere il 1927 per essere finalmente incisa a Firenze, presso lo studio fonico Mignani, dove l'Autore incise buona parte dei suoi lavori.

 

Curiosità 

Secondo la tradizione il brano non ebbe molto successo alla sua prima presentazione. Accadde però che una sera, molto tempo dopo la sua prima esecuzione, al Teatro Sangiorgi di Catania la soprano Tecla Scarano chiese al musicista (che in quel tempo era il direttore artistico dello stesso teatro) di poter cantare un pezzo di sua composizione. L'Emanuel Calì non era molto convinto nel presentare il brano - dati gli insuccessi precedenti - ma l'esecuzione della Scarano fu tale che il pubblico entusiasta si innamorò subito della canzone. Così si dice sia nato il mito di questa canzone.

Un altro fatto legato al brano ricorda come sul fronte della Carnia, durante la Prima guerra mondiale, in un momento di pausa un giovane soldato siciliano prese la sua chitarra e, al chiar di luna, intonò la canzone. Il silenzio che aleggiava dava voce solo alle note della mattutina. Al termine dell'esecuzione si sentirono improvvisamente le urla di apprezzamento degli austriaci, avversari sul campo, ma compagni emotivamente: non arrivavano a capirne il senso, ma rimasero incantati dalla bellezza della musica. Come a dire che la musica supera le barriere, anche in guerra

 

Interpreti

Il primo interprete fu ovviamente l'Emanuel Calì al Teatro Sangiorgi di Catania. Altri artisti celebri sono stati Alfio Marletta, tenore del complesso "I danzerini dell' Etna" negli anni '40 dello scorso secolo, Michelangelo Verso nel 1952 e in tempi più recenti il tenore siciliano Marcello Giordani. Singolare è la versione del baritono taorminese Salvo Todaro che esce fuori dallo schema del cantante lirico eseguendo la "mattinata" , arrangiata dal maestro Alberto Tomarchio.

Infine ricordiamo che il brano è stato riproposto anche dallo show-man Fiorello e dal cantante Andrea Bocelli nell'album Incanto del 2008. Il duo ha riproposto il brano in coppia in una puntata dello show di Fiorello su Sky Uno.


 

 

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      La versione Fiorello-Bocelli

 

 

 

Testo della canzone

E vui durmiti ancora
(G. Formisano - G. E. Calì)

 


Lu suli è già spuntatu di lu mari
E vui bidduzza mia durmiti ancora
L'aceddi sunnu stanchi di cantari
Affriddateddi aspettanu ccà fora
Supra ssu barcuneddu su pusati
E aspettanu quann'è ca v'affacciati

Lassati stari nun durmiti cchiui
Ca 'nzemi a iddi dintra sta vanedda

 

Ci sugnu puru iu c'aspettu a vui
Ppi viriri ssa facci accussì bedda
Passu cca fora tutti li nuttati
E aspettu sulu quannu v'affacciati

Li ciuri senza i vui nun vonnu stari
Su tutti ccu li testi a pinnuluni
Ognunu d'iddi nun voli sbucciari
Se prima nun si rapi ssu barconi
Intra li buttuneddi su ammucchiati
E aspettanu quann'è ca v'affacciati

Lassati stari nun durmiti cchiui
Ca 'nzemi a iddi dintra sta vanedda


Ci sugnu puru iu c'aspettu a vui
Ppi viriri ssa facci accussì bedda
Passu cca fora tutti li nuttati
E aspettu sulu quannu v'affacciati

 

 

Il sole è già spuntato dal mare

e voi, bellezza mia, dormite ancora;

gli uccelli sono stanchi di cantare

infreddoliti aspettano qua fuori

sopra questo balconcino son posati

e aspettano quand’è che vi affacciate.

 

Lasciate stare, non dormite più!

perché insieme ad essi, dentro questa viuzza,

ci sono anch’io che aspetto voi

per vedere questo viso così bello

passo qua fuori tutte le nottate

e aspetto solo quando vi affacciate.

 

I fiori senza di voi non vogliono stare,

sono tutti con le teste a penzoloni;

ognuno di essi non vuole sbocciare

se prima non si apre questo balcone;

dentro i boccioli sono nascosti

e aspettano quand’è che vi affacciate.

 

Lasciate stare, non dormite più!

perché insieme ad essi, dentro questa viuzza,

ci sono anch’io che aspetto voi

per vedere questo viso così bello

passo qua fuori tutte le nottate

e aspetto solo quando vi affacciate.